Ovvero:
Non Tutti i Nerd Vengono per Nuocere
Sono due giorni che in tv e sui giornali ci parlano di “hacker” cattivissimi che hanno rubato dati, violato la nostra privacy e quella di persone famose, e nel tempo libero hanno conquistato il mondo.
Ormai il termine “hacker” è diventato sinonimo di nemico pubblico n. 1. Ma, forse, è il caso di fare un po’ di chiarezza… perché hacker e criminali non sono la stessa cosa. È un po’ come dire che un collezionista di francobolli è uno spacciatore di carta!
Allora, chi è davvero un hacker?
L’hacker è un esploratore digitale.
Un tipo curioso che smonta le cose per vedere cosa c’è dentro.
Gli dai un computer?
Lui non si accontenta di accenderlo e aspettare la rotellina del caricamento.
No, no.
Lui vuole capire ogni bit, ogni byte, e anche ogni briciola di polvere sotto la tastiera.
Insomma, l’hacker è il tipo che, quando legge “vietato entrare,” lo considera un invito.
E i criminali?
Beh, quelli non sono altro che ladri con un diploma in informatica, e nemmeno molto creativi.
Usano la loro conoscenza per fare soldi facili e rubare dati, senza neanche la decenza di lasciare un biglietto “ciao, sono stato qui.”
Ma chiamarli hacker è quasi un insulto: è come dire che chi ruba i carrelli della spesa è un pilota da corsa!
Ma allora perché i media li chiamano tutti hacker?
Probabilmente per lo stesso motivo per cui chiamano “esperto” chiunque sappia accendere il computer. Fa più scena. Un po’ come dire “lupi mannari” al posto di “bambini che giocano.”
Hacker suona pericoloso, misterioso… vende! Ma questo vuol dire demonizzare una categoria che, in realtà, è più vicina agli esploratori di Jurassic Park (i primi dieci minuti, almeno) che ai ladri di banca.
La verità è che abbiamo bisogno degli hacker, e molto più di quanto pensiamo.
Sono quelli che trovano le falle e segnalano i problemi, di solito gratis o in cambio di un riconoscimento verbale o di un caffè.
Sì, perché la loro vera ricompensa è sentirsi dire “ma come fai a capirlo?”
Sono i nerd col camice bianco dell’informatica, mentre i veri criminali sono lì, negli uffici delle multinazionali della sicurezza informatica, a fare le loro truffe in giacca e cravatta, sognando la pensione anticipata in qualche isola tropicale.
Quindi, la prossima volta che leggete di un “hacker” che ha violato la sicurezza, pensateci due volte: magari è solo qualcuno che stava esplorando… o qualcun altro che ha frainteso il termine “hacking” come “entrata libera.” Gli altri, i criminali veri, non portano il cappuccio o la maschera, non hanno la benda sull’occhio, la gamba di legno e l’uncino.