
C’era una volta un pianeta che se la passava benissimo.
Aveva oceani profondi, foreste rigogliose, un clima tutto sommato equilibrato e persino qualche dinosauro a movimentare le cose.
Poi, un bel giorno, alcune scimmie si sono alzate su due zampe, hanno iniziato a perdere i peli, hanno scoperto il fuoco e le armi.
Erano arrivati gli umani.
E da quel momento, la Terra ha iniziato ad avere qualche problema di convivenza.
Ora, mentre tutti i TG e i media ci raccontano che il mese di gennaio 2025 è stato il più caldo di sempre, tutti parlano di salvare il pianeta.
Ma siamo sicuri che sia il pianeta a dover essere salvato?
Come diceva George Carlin nel suo celebre monologo, la Terra se la caverà benissimo da sola.
Siamo noi a essere nei guai. E forse già oggi la terra sta meditando di farci un culo come una campana, inviandoci sotto forma di uragani, “bombe d’acqua” (termine per me orribile), frane e inondazioni, i suoi reclami che potrebbero preludere una sentenza di sfratto esecutivo!
Guardiamoci negli occhi: il pianeta ha sopportato meteoriti, glaciazioni, eruzioni vulcaniche e perfino un’era in cui l’atmosfera era più tossica della timeline media di Twitter, pardon “X”.
Eppure eccolo lì, ancora a girare intorno al sole come se niente fosse.
La verità è che quando diciamo “salvare il pianeta“, intendiamo “salvare un ambiente che ci permetta di continuare a viverci comodi“.
Perché la Terra continuerà a esistere.
Noi, invece, potremmo diventare solo un altro strato di fossili dei quali, forse, fra un paio di centinaia di milioni di anni si cercherà di capire qualcosa.
Diciamo di essere preoccupati per il clima, ma pretendiamo di ricevere i pacchi Amazon in meno di 24 ore, facciamo le vacanze in aereo e usiamo la macchina per andare a comprare il pane a 500 metri da casa.
Intanto, i governi discutono su come ridurre le emissioni, mentre organizzano vertici internazionali in cui i leader arrivano con jet privati.
Sembra una commedia scritta male, ma è la nostra realtà.
Ma per la nuova specie che abiterà la Terra dopo di noi sarà una sfida scoprire il perché di tutte quelle tracce che, forse, ci lasceremo dietro.
Pensiamo un attimo. E se la Terra stesse semplicemente facendo pulizia? Troppi umani, troppi rifiuti, troppa plastica, troppa CO2… forse il pianeta ha deciso di attivare il “reset di fabbrica”. Certo, non è la prima volta che succede: 250 milioni di anni fa, un’estinzione di massa ha spazzato via il 96% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri. Il pianeta si è ripreso alla grande. Noi, invece, se continuiamo a sparare tutte le nostre cartucce di inquinamento e consumismo, rischiamo di finire nel dimenticatoio dell’evoluzione.
Alcuni pensano di colonizzare Marte, come se fosse facile trasformare un deserto radioattivo in una seconda Terra. Altri immaginano città sottomarine, dove potremmo vivere come moderni Atlantidei. Ma la vera domanda è: il pianeta sentirà la nostra mancanza? Probabilmente no. Anzi, potrebbe tirare un sospiro di sollievo (o meglio, di aria finalmente pulita).
Forse dovremmo smetterla di prenderci troppo sul serio e fare qualcosa di concreto.
Non serve essere eremiti ecologici, ma almeno ridurre gli sprechi, consumare meno risorse e smettere di pensare che basti mettere un hashtag su Instagram per risolvere il problema.
La Terra non ha bisogno di noi, siamo noi ad avere bisogno di lei.
E chissà, forse un giorno il pianeta ci concederà una tregua… oppure si limiterà a darci un altro piccolo avvertimento, sotto forma di uragano, siccità o un’estate più calda della superficie di Mercurio.
Pensiamoci, forse siamo ancora in tempo …