In Italia, come in tutta l’Unione Europea, è in vigore il GDPR, il famigerato regolamento per la protezione dei dati personali, molto genericamente definito “Regolamento sulla Privacy”. Tutte le Organizzazioni di volontariato (OdV), tutte le Associazioni di Promozione Sociale (APS), insomma tutti gli Enti del Terzo Settore (ETS) hanno dovuto fare i conti con questa “tegola” caduta improvvisamente, ma non inaspettatamente sulle loro teste.

Già perché tutti gli ETS trattano i dati personali dei loro Associati e devono garantire che non siano resi pubblici contro il parere dell’interessato. Questo in soldoni, e chiedendo scusa agli esperti della materia, il succo del GDPR per gli ETS. Oggi, in particolare, gli Enti del Terso settore devono anche affrontare la sfida del digitale ed acquisire nuovi strumenti che devono non solo essere acquistati ma anche, e soprattutto, studiati con piani di formazione indispensabili.

Una innovazione che è resa possibile e non minacciata, da elevati standard di protezione dei dati.

Infatti oggi l’innovazione tecnologica e il suo mercato “profit” è alimentata dai dati di tutti noi, dati che volontariamente o per pigrizia e distrazione, forniamo a centinaia, forse a migliaia, di siti internet. Analizzando i nostri post sui social network, i nostri commenti e le nostre reazioni, le intelligenze artificiali che scandagliano i big data, sono in grado di scoprire informazioni sul nostro comportamento, i nostri interessi, i nostri modelli di spesa, i nostri amori e simpatie, le nostre convinzioni, la nostra salute, a volte anche il nostro DNA.

I vantaggi sociali che anche il mondo del Terzo Settore può ottenere da questa crescita digitale sono possibili solo guadagnando e mantenendo la fiducia delle persone e la loro partecipazione volontaria al modo in cui vengono utilizzati i loro dati giacché tutte le innovazioni basate sui dati si basano sulla disponibilità delle persone a condividerli.

Purtroppo per ottenere un risultato accettabile abbiamo bisogno di un quadro legislativo con le persone al centro e che faciliti l’innovazione, e non ostacoli, di OdV, APS e, in generale degli ETS. È indispensabile che i nostri rappresentanti in Parlamento trovino il modo di modificare la legislazione attuale per aiutare tutte le figure impegnate nel processo di trattamento dei dati a fare la cosa giusta con le giuste proporzioni.

In particolare, è fondamentale che gli inevitabili obblighi normativi e amministrativi di conformità legale siano proporzionati al rischio rappresentato dalle attività di trattamento dei dati di un’organizzazione. Ciò significa trovare modi proporzionati per le organizzazioni di dimostrare la propria responsabilità su come raccolgono, archiviano, utilizzano e condividono i nostri dati. Devono garantire che i dati siano al sicuro e non vengano utilizzati in modi che potrebbero causare danni. E devono garantire che tutte le persone siano in grado di esercitare i diritti sui propri dati personali.

È indispensabile una Legge Quadro che funzioni per tutti, in modo proporzionale. La protezione dei dati non è solo un esercizio accademico o la competenza di autorità di regolamentazione o dei responsabili della protezione dei dati. È importante per tutti noi e ha il potere di influenzare ogni aspetto della nostra vita sociale. Quindi è altrettanto indispensabile che lo Stato, che dalle attività del Terzo Settore trae vantaggi, anche economici, per i programmi di welfare metta disposizione sovvenzioni per l’adeguamento tecnologico e formativo degli ETS.