Pochi giorni or sono il National Cyber Security Center, un’unità dell’agenzia britannica di intelligence GCHQ, ha pubblicato un post sul proprio blog che delinea i rischi per individui e aziende derivanti dall’utilizzo di una nuova generazione di potenti chat bot basati sull’intelligenza artificiale, insomma i rischi di ChatGPT. E il 30 marzo il Garante della Privacy ha ha disposto, in via di urgenza, “la misura della limitazione provvisoria, del trattamento dei dati personali degli interessati stabiliti nel territorio italiano” da parte di Open AI, la società che è proprietaria di ChatGPT. Misura che è stata immediatamente interpretata dai media come “il Blocco di ChatGPT”.

Ora io non voglio paragonare, come hanno fatto commentatori più autorevoli di me, il provvedimento del Garante a quelli che la (Santa) Inquisizione promosse nei confronti di tale Galileo Galilei, e nemmeno minimizzare i rischi che, argutamente, gli 007 britannici hanno rilevato dietro il funzionamento degli algoritmi di ChatGPT. Anche se, francamente, mi pare che a Londra abbiano, con loro enorme sorpresa, riscoperto l’acqua calda.  

Sì, è vero, ChatGPT potrebbe essere usata da criminali informatici per scrivere una e-mail che convinca un utente a fornire dati personali, ma non fa nulla di diverso da quello che ogni giorno fanno, alla faccia dei provvedimenti del Garante, migliaia di call center che cercano di carpirci il numero della SIM o del POD del contatore per farci passare, anche inconsapevolmente, da un fornitore all’altro. È anche vero che ChatGPT memorizza le query e impara dalle domande degli utenti. Come fanno gli educatori che, nelle domande dei bambini, cercano migliori metodi per far apprendere concetti anche complessi.

Non l’ho testato personalmente, ma sicuramente ChatGPT sarebbe in grado di consigliare il metodo migliore per tenersi amante e moglie e trascorrere una vita serena e appagata anche sotto il profilo sessuale. Oppure capire il nostro stato di salute, semplicemente analizzando le nostre risposte con “occhio clinico”. E, in base alle nostre domande e risposte, potrebbe creare un mio profilo personale, profilo che, come un bambino, ChatGPT potrebbe diffondere, inconsapevolmente.

In fondo io non ci vedo niente di diverso dai profili che vengono fatti quotidianamente da tutti (e sottolineo tutti) con usa serie di codicilli sulla privacy, scritti ovviamente con carattere microscopico, che ci fanno firmare ad ogni contratto; che ci fanno sottoscrivere, più o meno consapevolmente, ad ogni apertura di una pagina web. Più che ChatGPT, forse, dovrebbe spaventarci la vita reale; quella dove gli “umani” riescono a superare la peggiore perversione di un chat bot.

In fondo ChatGPT è solo un programma di intelligenza artificiale, la famigerata AI, che si alimenta continuamente attraverso una fonte enorme di informazioni, libri, articoli e siti web. Ma a differenza dei metodi di lettura propri degli esseri umani, ChatGPT utilizza forme di apprendimento profondo, il famigerato deep learning, per poi produrre risposte linguisticamente corrette e logicamente inappuntabili nel corso del suo dialogo con l’utente.

Forse è proprio questo a scatenare le paure più angoscianti.

Il solo pensiero di aver a che fare con una macchina in grado di rispondere, argomentando inappuntabilmente e con una sintassi corretta, a tutte le nostre domande ci può fare paura. O meglio può fare paura a certuni. Chiedere, per esempio, a ChatGPT come fare per ridurre le emissioni carboniche potrebbe generare una risposta talmente semplice e sconvolgente da mettere in crisi interi sistemi finanziari. Chiedere a ChatGPT come migliorare il welfare a livello mondiale potrebbe scatenare crisi di governo a livello globale.

Perché l’unica cosa che manca a ChatGPT, almeno per ora, è l’empatia. Non è diplomatica e può essere inopportuna in molti casi. Ancora non riesce a comprendere le emozioni e le esperienze umane che portano a determinate scelte e, di conseguenza non riesce a fornire un supporto emotivo o la comprensione di cui il suo interlocutore ha bisogno.

È questo a farci paura? ChatGPT io lo vedo come un bambino che sta imparando. E, come un bambino impara dall’ambiente dove cresce e dall’educazione che riceve, ChatGPT assorbe, memorizza e riproduce tutto quello che il mondo degli esseri umani fa.