Ci siamo passati tutti. In fila al supermercato, nel parco giochi o durante una riunione di classe. Quei genitori che supervisionano ogni dettaglio della vita dei figli come se fossero direttori di una multinazionale. Benvenuti nel meraviglioso (e un po’ inquietante) mondo dell’overparenting!
Cos’è l’Overparenting?
In poche parole, è il manuale per genitori ipercoinvolti. Quelli che controllano ogni decisione, dai compiti a casa al colore delle calze da indossare per l’allenamento di calcio. Come se ogni scelta fosse una questione di vita o di morte.
“Tesoro, sei sicuro che vuoi la merenda con i crackers? Perché il report dell’OMS dice che forse non sono così salutari. Magari una mela bio? Anzi, no, facciamo l’avocado toast.”
Insomma, ogni passo è pianificato con la precisione di una missione spaziale della NASA. Manca solo il conto alla rovescia prima di accompagnarlo a scuola (con il SUV, ovvio, da parcheggiare sul marciapiede davanti al cancello dell’istituto).
Anzi, no. C’è anche il count-down magari con sounte sulla lista! “Borsa per la ginnastica?”; “Monetine per la merendina?”; “Maglietta di ricambio?” …
Esempi di Overparenting nella Vita Quotidiana
I compiti di scuola: Non c’è più distinzione tra il bambino e il genitore. Anzi, spesso si ha l’impressione che il voto finale sia più importante per il genitore che per il figlio. “Amore, hai sbagliato questa equazione di secondo grado… no, non importa che tu sia in terza elementare, dobbiamo puntare alla perfezione!”, dimenticando che in terza liceo noi le equazioni di secondo grado le copiavamo dal secchione di turno.
Agende fitte come quelle di un CEO: Karate il lunedì, pianoforte il martedì, coding il mercoledì e mindfulness per bambini il giovedì. E il venerdì? Recupero lezioni di yoga perché la posizione del loto è fondamentale a 7 anni. “Libero per giocare con gli amici? Certo, dopo il workshop sulle soft skills per l’adolescenza, alle 18:45.”, omettendo (la memoria, la memoria…) che alla sua età noi uscivamo appena finiti i compiti per andare a giocare a pallone in strada.
Gruppi WhatsApp di classe: Ah, il paradiso della comunicazione istantanea… o l’inferno? Ogni messaggio può scatenare discussioni degne di un dibattito parlamentare. “Ma il 2 febbraio si festeggia San Biagio… dobbiamo davvero fare lezione?”
Ma Quali Sono le Conseguenze?
Se continuiamo così, potremmo trovarci con una generazione che: Non riesce prendere decisioni senza un genitore accanto; ha paura di sbagliare, perché ogni errore è stato sempre evitato o corretto da qualcun altro; ordina la pizza dopo 20 minuti di consultazione familiare; che “incrocia le agende” (proprie e dei genitori) per decidere se andare a cinema!
E se l’obiettivo dell’educazione fosse… lasciarli sbagliare? (Respira, mamma, non è così grave.) Sì, perché l’errore è parte della crescita. E a volte serve più un abbraccio che un’agenda organizzata in stile Excel o un poco di acqua ossigenata su una sbucciatura al posto di una corsa (con relativa aggressione isterica a medici e infermieri) in ospedale!
E fatela una pausa caffè!
Forse, più che essere genitori perfetti, dovremmo essere genitori presenti. Non dobbiamo trasformarci in supereroi del controllo, ma piuttosto in figure di riferimento che insegnano ai figli una cosa fondamentale: la vita è fatta di errori, cadute, e … risate.
E mentre loro crescono, ricordiamoci di fare qualcosa anche per noi: una pausa caffè, una passeggiata, o magari un corso di meditazione (stavolta per noi, però!). Perché alla fine, non si tratta di dove vogliamo far arrivare i nostri figli, ma di come li accompagniamo nel viaggio.