Tutto sembra essere nato da una frase, “Ok, Boomer”, che una parlamentare neozelandese avrebbe rivolto, con tono sprezzante, verso un suo collega più anziano. Prima di entrare nella discussione consentitemi una premessa: ogni generazione si è sempre lamentata della precedente e della successiva. Lascio a qualche amico filosofo l’arduo compito di spiegare questo fenomeno.

Io, che sono a tutti gli effetti un Baby Boomer, nell’espressione “OK, Boomer” ci vedo un’alzata di occhi verbale che esprime derisione, frustrazione e compiacenza sovversiva con, in fondo, un appello per un gesto affettuoso e rassicurante. E che, soprattutto, mi dice qualcosa di importante sulla nuova generazione di cittadini: sono preoccupati.

Già, prendiamone atto, una volta per tutte. La generazione Z è preoccupata per il futuro. È preoccupata per le sue possibilità di successo economico in un mondo in rapida evoluzione, per il costo esplosivo dell’istruzione superiore, per le catastrofi ambientali e per le ingiustizie sociali. E, di conseguenza, gli Zoomer vedono le generazioni più anziane, Boomer, Baby Boomer e Millennial come artefici o quanto meno complici nel perpetuare questi problemi.

Bene, anch’io sono un Boomer e me ne vanto. Attenzione non sto dicendo che la mia generazione è perfetta. Siamo noi che, con il motto “l’esperienza è tutto” siamo riusciti a spingere avanti il progresso tecnologico facendo ognuno la nostra parte, piccola o grande. Allora perché siamo sconvolti dal fatto che i giovani di oggi vogliano fare la stessa cosa? Se noi Boomer etichettiamo la generazione Z con gli stereotipi che spesso si sentono in giro stiamo certi che loro faranno lo stesso con noi.

Usiamo il linguaggio collegandolo al cervello e, se proprio non riusciamo a cambiare, proviamo a farci un esame di coscienza. Iniziamo ad ascoltare. “OK, Boomer” significa che l’altra parte ci ha già classificato. Proviamo a far loro cambiare idea facendo domande, ascoltando le risposte e interagendo con il loro punto di vista. I giovani sono intelligenti e esperti nelle nuove tecnologie che noi Boomer abbiamo messo a loro disposizione e saranno sicuramente in grado di aggiungere qualcosa di nuovo alla conversazione.

Mostriamo rispetto per quello che sono e per come si comportano. Il rispetto funziona in modo molto diverso oggi rispetto agli anni passati. I Millennial e la Generazione Z non rispettano automaticamente le generazioni più anziane; loro si aspettano che il rispetto ce lo guadagniamo, sul campo. Ma se si sentono rispettati per primi, ricambiano rapidamente. Per le generazioni più anziane può sembrare strano, ma lasciar perdere certe aspettative può fare molto verso interazioni reciprocamente vantaggiose.

Manteniamo un rapporto civile. Se i giovani non sono disposti a impegnarsi in una conversazione civile anziché etichettarli dovremmo chiederci perché. Il modo in cui i giovani vedono e fanno le cose può essere diverso, ma diverso non è necessariamente sbagliato. La loro nuova prospettiva può dare valore alla conversazione se li guardiamo come una potente risorsa da liberare.

I giovani sono preoccupati per il futuro e vogliono migliorare le cose. Hanno bisogno di essere ascoltati invece di veder respinti il ​​loro punto di vista e l’intera generazione. Essere intenzionali nell’ascoltare, mostrare rispetto e mantenere il dialogo civile può mitigare il ritorno di “OK, Boomer” o almeno aiutarlo a diventare meno una reazione istintiva.

In altre parole, possiamo fare di meglio. Per restare Boomer ed esserne orgogliosi.