Guida semi-seria al Percorso Perfetto, pensando a certi Enti del Terzo Settore
Quando si tratta di raggiungere un obiettivo, ci sentiamo tutti un po’ esploratori moderni: siamo convinti che, col GPS sempre a portata di mano, sappiamo già dove stiamo andando e come arrivarci. Ma se c’è una cosa che ho imparato in anni di “calcolo del percorso”, è che il segreto non sta nella destinazione, ma in ogni singola svolta che prendiamo lungo il cammino.
E cosa succede se alla fine il punto non è davvero arrivare, ma come ci arrivi? Qui entrano in scena gli Enti del Terzo Settore. No, non sto parlando del terzo livello di difficoltà in un videogame, ma di quelle associazioni che, con missioni più nobili della nostra ossessione per la velocità di connessione Wi-Fi, lavorano per fare la differenza sul serio.
L’arte del percorso senza scorciatoie (o quasi)
Gli Enti del Terzo Settore – quelli che lavorano con e per le persone, senza cercare il profitto a ogni costo – incarnano questo concetto: il punto non è accumulare risultati, ma fare la differenza mentre ci si avvicina agli obiettivi. Immaginate il loro lavoro come una staffetta infinita, dove ogni traguardo è solo il punto di partenza per una nuova sfida.
Certo, poi ci sono quelli che hanno capito il concetto… un po’ troppo bene. Parlo di quegli ETS che hanno trovato una formula perfetta: la facciata senza scopo di lucro, con il guadagno di pochi dirigenti ben mascherato dietro le spalle larghe dei volontari. Loro sì che sanno “arrivarci”, ma spesso ci arrivano con la limousine, mentre i volontari pedalano. Perché d’altronde il volontariato è una missione, no?
Il “come ci arrivi” nella vita quotidiana (digitale e non)
Nel nostro piccolo, anche noi dovremmo imparare da quegli Enti che il Terzo Settore lo fanno davvero, senza finzioni. Mettiamo che stai programmando un software o, più comunemente, cercando di capire come accendere un LED senza far esplodere tutto. Potresti sì, prendere una scorciatoia, copiare un codice trovato su internet (cosa che, ahem, tutti abbiamo fatto almeno una volta). Ma quanto più interessante è il viaggio se realmente comprendi il perché e il come delle cose?
Una lezione di (bio)etica digitale
Così come ci insegnano i migliori Enti del Terzo Settore, non sempre è importante quante visualizzazioni facciamo su un sito o quanti like riceviamo sui social. Talvolta, è il modo in cui ci siamo arrivati – senza algoritmi manipolatori o tecniche di clickbait esasperate – che ci rende davvero orgogliosi di quel contenuto. È come quando pubblichi un articolo pensando “Vada come vada, a me piace” e scopri che, magicamente, è piaciuto anche a qualcun altro.
Conclusione: apprezziamo il viaggio, ma occhio ai compagni di viaggio
Siamo troppo spesso ossessionati dai traguardi, dai follower, dai numeri, e ci dimentichiamo che il vero valore è il percorso. Un percorso che, come insegnano certi Enti del Terzo Settore (quelli seri, si capisce), è fatto di pazienza, impegno e, perché no, di un pizzico di ottimismo ben calibrato. Forse è ora di smettere di guardare solo alla meta e cominciare a goderci la strada — e chissà, magari ci farà pure scoprire qualche scorciatoia… non per arrivare più velocemente, ma per rendere il viaggio più interessante.