Se siete nati negli anni 80 o anche prima, probabilmente avete visto (o addirittura scritto) un diario segreto. Sì parlo di quel libricino, magari quello con il lucchetto minuscolo (che si apriva con qualsiasi graffetta) e in cui si annotavano profondi pensieri tipo:
“Oggi ho visto Marta. Mi ha guardato. Forse le piaccio. O forse aveva qualcosa nell’occhio.”
Ecco, un blog è un po’ come quel diario… solo che non è segreto, non ha il lucchetto e chiunque può leggerlo. Anzi, più persone lo leggono, meglio è!

Ma quindi, cos’è un blog?

La parola blog deriva dalla contrazione di weblog, che in inglese suona come un qualcosa che si registra sul web; un log sul web. In pratica, è un sito (o una sezione di un sito) in cui un autore – detto blogger, con un nome che fa sembrare la cosa molto più cool di quanto sia in realtà – pubblica articoli, pensieri, riflessioni e, se proprio si sente ispirato, anche qualche sedicente perla di saggezza.
Esistono blog di ogni tipo: di cucina, di tecnologia, di viaggi, di moda, di filosofia e perfino di persone che parlano solo di gatti (che poi sono quelli che funzionano meglio). Alcuni blog sono personali, altri aziendali, altri ancora cercano di informare o intrattenere senza prendersi troppo sul serio.

Da Pietro Ispano ai blog: un salto temporale assurdo

Se pensate che scrivere riflessioni su internet sia una moda recente, sappiate che nel XIII secolo un certo Pietro Ispano – che poi divenne addirittura papa con il nome di Giovanni XXI – si dilettava a raccogliere pensieri e aforismi in un’opera chiamata Summulae Logicales. Se avesse avuto una connessione internet, probabilmente avrebbe aperto un blog di filosofia e avrebbe scritto articoli tipo “10 sillogismi che ti cambieranno la vita”.
E parlando di pensieri messi per iscritto, non si può non citare anche un certo Lucio Battisti (lo. conoscete, no?) che, in Pensieri e parole, metteva in scena una specie di monologo interiore trasformato in musica. Se fosse nato oggi, magari avrebbe aperto un blog di poesie e canzoni e lo avrebbe chiamato Emozioni e metafore.

E il nome “Eventuali e Varie”?

Il nome del mio blog, Eventuali e Varie, non è stato scelto a caso. O forse sì, ma preferisco far finta che ci sia un significato profondo dietro.
Nel mondo (spesso odioso e noioso) delle riunioni e dei relativi sintetici ed interminabili verbali, l’ordine del giorno di solito termina con una voce mitologica: “Eventuali e Varie”.
Tradotto dal burocratese all’italiano corrente, significa: “Abbiamo parlato di tutto, ma se qualcuno vuole ancora aggiungere qualcosa, parli ora o taccia per sempre.”
Ecco, lo spirito del mio blog è proprio questo: trattare argomenti vari, eventuali, magari semi-seri, ma sempre con la voglia di raccontare qualcosa di utile, curioso o semplicemente divertente. Un po’ di informatica, un po’ di elettronica, un po’ di riflessioni su tecnologia e società… e magari anche qualche divagazione fuori programma.
Perché alla fine, nella vita, le cose più belle ed interessanti accadono proprio nella sezione “Varie ed Eventuali“.