Oggi uno dei grossi problemi per gli Enti del Terzo Settore è aumentare la visibilità online. Anche se il contatto diretto con le persone, per strada o durante eventi organizzati, resta il modo più popolare per promuovere la propria organizzazione e la carta stampata consente di fare proselitismo, l’utilizzo del web sta guadagnando terreno e, si prevede, presto diventerà il canale dominante.

La mancanza di conoscenza, i pochi corsi disponibili per il no-profit, il costo elevato della formazione professionale in materia, rende difficile alle Organizzazioni di Volontariato di adattarsi con la velocità adeguata a una realtà in continua evoluzione e la visibilità sul web resta una sfida alla quale molti cercano di sopperire con l’uso “casareccio” dei social network.

Prima di tutto facciamo una considerazione di base. C’è, oggi, una sfida che gli Enti del Terzo Settore che operano online devono affrontare, una sfida che nessuna pubblicità intelligente o azione di marketing sui social media può cambiare. A causa del numero crescente di nuove Organizzazioni di Volontariato e Associazioni di Promozione Sociale che stanno emergendo, le persone stanno perdendo fiducia in loro. Una mancanza di fiducia che purtroppo coinvolge anche i social media che, a causa di azioni troppo intrusive, hanno registrato una perdita fino a circa il 50% e continua nella sua discesa al ritmo di uno/due punti l’anno.

Costruire la fiducia

Sicuramente un buon inizio per ricostruire la fiducia della gente negli Enti del Terzo Settore è la pubblicazione online del Bilancio Sociale, ma non possiamo dimenticare come pensa la gente della strada. Per loro il solo termine “bilancio” equivale a una serie di numeri perfettamente incolonnati e perfettamente incomprensibili. E la gente non si fida dei numeri, si fida delle storie.

E, certamente, le “Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del terzo settore” emanate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non sono state pensate per la gente, non aiutano a costruire storie. Al limite, molto al limite, la struttura indicata, le informazioni richieste, i principi di redazione segnalati possono far comodo a qualche burocrate che non ha voglia o tempo di capire cosa è e cosa fa veramente un Ente del Terzo Settore.

Ma se, come Ente del Terzo Settore, riusciamo a far diventare il nostro Bilancio Sociale una “bella storia”, una storia ben costruita, una storia appassionante e affascinante possiamo acquistare quella fiducia persa e raccogliere adesioni e consensi.

Cambiare il mondo con le storie

Per far sapere come la nostra Organizzazione di Volontariato, come la nostra Associazione di Promozione Sociale, come il nostro Ente del Terzo Settore ha un impatto positivo sulla società e sul mondo dove viviamo, non c’è nulla di meglio che una buona storia.

Avere un protagonista/eroe, raccontare i problemi che affronta e spiegare come li gestisce; raccontare come gli altri hanno contribuito ad affrontare le criticità arrivando tutti insieme, eroe e gente, al “lieto fine” può essere una traccia, non la verità assoluta.  Non stiamo lavorando con la chimica o con i numeri. Non esistono formule “miracolose”. Siamo noi a dover imparare a raccontare le nostre storie in modo da coinvolgere i nostri ascoltatori, per “costringerli” alla nostra “buona causa”.

Ricordiamoci sempre che le persone si fidano delle storie, non delle statistiche. Razionalmente siamo portati a pensare che la gente dovrebbero fidarsi dei dati, dei numeri. Dopotutto, le persone possono mentire e i numeri non sono capaci di tale tradimento. Ma questa visione del mondo non tiene conto di un semplice fatto: gli esseri umani non si sono evoluti per comprendere la matematica e i grafici. Ci siamo evoluti per capire le storie. È così che abbiamo tramandato le lezioni apprese dalle generazioni precedenti per millenni.