Sappiamo tutti chi è lo stalker, un molestatore che perseguita la sua vittima con accanimento in modo ossessivo. Lo stalking, di conseguenza, viene pensato come l’insieme di queste azioni e include pedinamenti, biglietti, telefonate eccetera. Quando lo stalker opera attraverso la rete informatica (email, messaggi di posta elettronica e messaggerie istantanee, commenti nelle bacheche dei social media e altro) parliamo, ovviamente di cyber-stalker e cyber-stalking.

Lo stalkerware è, se possibile, qualcosa di peggio. Peggio di qualsiasi virus informatico si possa immaginare semplicemente perché non può essere classificato, sotto il profilo strettamente tecnico, come un virus ma una app dedicata a compiti più che leciti sulla quale lo stalker, in un modo o nell’altro, è riuscito a prendere il controllo.

Tutti abbiamo installato, a volte è inclusa nel sistema operativo, un’applicazione che ci consente di trovare il nostro dispositivo mobile, lo smartphone o il tablet, che abbiamo smarrito o che ci è stato sottratto. Tutti abbiamo sentito almeno parlare delle applicazioni per il controllo parentale, che consentono agli adulti di monitorare l’uso che i loro figli fanno dello smartphone.

Ora immaginate che qualcuno, a vostra insaputa, abbia i codici per accedere a queste app e inizi a spiarvi usando le informazioni che raccoglie per molestarvi o peggio. Paura? Già, perché oggi nello smartphone abbiamo tutta la nostra vita: foto con gli amici e i partner, luoghi visitati e appuntamenti, ristoranti preferiti, oggetti che vogliamo acquistare, prescrizioni di farmaci e referti medici. E chissà quant’altro.

Avendo accesso a tutte queste informazioni, lo stalker si convince, ogni giorno di più, di conoscerci intimamente, di poterci controllare sempre di più fino al momento in cui decide di uscire allo scoperto e avvicinarci. E nel momento in cui riceve un rifiuto potrebbe diventare violento. Le pagine della cronaca nera sono piene di casi del genere. Su dieci donne vittime di violenza, sette erano state, in precedenza, vittime di cyber-stalking.

Difendersi

La migliore difesa è la prevenzione. E, fortunatamente, dallo stalkerware è possibile difendersi con pochi e semplici accorgimenti. Alla base di tutto c’è la password che deve essere complessa e di almeno otto caratteri fra cifre e lettere. Niente nomi di figli, madri, nomignoli o nomi di animali. Naturalmente la password non dovrebbe essere data a nessuno e dovrebbe essere cambiata regolarmente, ogni paio di mesi.

Ragazzi, vado in bagno”. Scagli la prima pietra chi non lo ha mai fatto lasciando lo smartphone “in custodia” degli “amici”. E se uno di loro, segretamente convinto di essere la persona ideale per te, fosse un potenziale cyber-stalker? “L’occasione fa l’uomo ladro”.

Naturalmente le app, non mi stancherò mai di dirlo, dovrebbero essere scaricate solo dagli store ufficiali facendo attenzione ai permessi che richiedono.

Teniamo sotto controllo il consumo della batteria e la temperatura del dispositivo. Fortunatamente tutti gli stalkerware utilizzano in modo anomalo l’hardware (GPS, fotocamere, microfono ecc) scaricando velocemente la batteria e surriscaldando lo smartphone.

Se abbiamo qualche sospetto controlliamo le app installate e i relativi permessi. Un’app che controlla la lista dei contatti, la fotocamera, il microfono e gli altoparlanti, le messaggerie, le chiamate, le cartelle delle foto e dei download e altro deve esserci ben nota. Altrimenti è sospetta.

Se il sospetto diventa certezza o il nostro antivirus ci segnala la presenza di uno stalkerware chiediamo aiuto a una delle associazioni di volontariato che possono difenderci o alle forze dell’ordine. Disinstallare il programma potrebbe distruggere le prove del reato commesso contro di noi e, in alcuni casi, scatenare la violenza del molestatore. Meglio testimoniare a un processo che partecipare al proprio funerale.