Provate, per un attimo a immaginare la vostra vita senza errori. Sarebbe stata una vita fantastica? Le cose sarebbero andate sempre nella direzione giusta? Sarebbe bastato un unico sforzo lineare per ottenere tutto quello che desideravamo all’inizio?

Forse, quasi certamente, SÌ. Ma sarebbe stata questa la vita che avremmo voluto, quella che desideravamo? Una vita piatta, lineare, che corre parallela e all’infinito con le vite di chi ci è vicino, sarebbe una noia mortale, non sarebbe importante. Non sarebbe una vita.

Provate a immaginare come si sentirebbe, sul suo letto di morte, chi ha vissuto una vita senza errori diventando un uomo di successo agli occhi della società, ottenendo tutto quello che voleva senza incontrare ostacoli, senza mai sbagliare un colpo. I filosofi ci ricordano che quando vediamo avvicinarsi l’ultimo istante ci vengono in mente i momenti interessanti della nostra vita, le emozioni provate non conoscendo le conseguenze delle nostre azioni, i sacrifici fatti per le persone amate. I mille incroci avuti con altre vite, le incomprensioni e le complicità con gli “altri”. Se non ci fossero stati gli errori, potremmo ridurre il tutto a un freddo bilancio contabile: dare, avere, utili.

La vita è qualcosa di diverso, significa provare qualcosa di nuovo, divorare i sogni e lavorare sodo per avvicinarsi a un traguardo irraggiungibile. I sogni sono come un miraggio che vedi solo quando sei lontano e, man mano che ti avvicini, inizia a scomparire. Ma il motivo per cui abbiamo commesso l’errore è soprattutto perché abbiamo scelto un percorso non stereotipato, violando le norme e le regole, lavorando su un risultato magari impossibile, immaginario. Le cose sono andate male, ma, grazie agli sforzi fatti, abbiamo acquisito esperienze che ci hanno reso individui migliori e più esperti.

Ora proviamo un attimo a immaginare cosa facciamo per i giovani. Proponiamo loro un percorso di formazione, la scuola, “lineare” con un principio (che si cerca di anticipare) e una fine (che qualcuno vuole posticipare). Sappiamo, abbiamo detto, che la vita non può essere lineare ma è un movimento ciclico come le onde del mare. E ricordiamo che le onde del mare non trasferiscono materia (forse solo quando si infrangono a riva) ma trasferiscono energia.

Queste due figure geometriche, utilizzate nell’incipit dei pensieri dell’amico Felicio Izzo, preside del Liceo Artistico e Scienze Umane “Giorgio de Chirico” di Torre Annunziata, mi fanno balzare in mente una terza figura che per me è fondamentale: la spirale di Fibonacci, basata sulla sequenza numerica omonima.

Per chi non li conoscesse, i Numeri di Fibonacci sono una sequenza dove ogni elemento è la somma dei due precedenti. L’espressione che definisce la sequenza è F(n)= F(n-1) + F(n-2). L’esempio classico è: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 … e così via.

Se proviamo ad applicare i Numeri di Fibonacci agli sforzi che ogni giorno facciamo per far crescere la nostra esperienza vedremo che anche gli inevitabili errori che abbiamo commesso sono serviti per ampliare i nostri orizzonti. Partiamo dallo zero, la base della numerazione naturale (zero, numero, successore), al quale aggiungeremo la nostra prima esperienza (la nascita?). Matematicamente avremo, in quel momento preciso, F(n-1) = 1 e F(n-2) = 0 e, di conseguenza, F(n) = 1.

Proseguendo nel nostro percorso di vita, se per passare a uno step successivo non dovremo compiere nessuno sforzo, avremo F(n-1) = 0 e la nostra esperienza di vita non crescerà. Ma se si deve fare uno sforzo, anche non supportato da nessuna esperienza, F(n-1) sarà uguale a 1. Potrà riuscire o fallire ma la lezione che avremo imparato rimarrà con noi per sempre. La la nostra esperienza, F(n),inizierà, lentamente, a crescere innescando la spirale di Fibonacci che continuerà a svilupparsi con un processo pervasivo che continua finché continuiamo a fare sforzi (anche errori o insuccessi) raggiungendo numeri molto alti ma mai il massimo. Inoltre, una volta che il numero è aumentato, non diminuirà mai più dimostrando che una particolare quantità di esperienza rimarrà con una persona per sempre.

Spero di essere stato chiaro nello spiegare questa mia idea e di conseguenza l’importanza anche degli errori che abbiamo commesso imparando da essi. Solo se riusciremo a sviluppare l’abitudine di imparare dai nostri errori, a riconoscerli e a trarne esperienza, potremo sperare in un equilibrio, mantenendo il rapporto fra il nostro passato e il nostro presente sempre più vicino al numero che Egizi, Maya, Aztechi, Greci e Romani, già più di 2000 anni fa avevano posto alla base della loro architettura: 1,618. Il rapporto aureo.

Per i giovani, e per chi vuole rimanere giovane, la soddisfazione sta nell’insaziabilità, la crescita sta anche negli errori.