Ma ricordiamoci degli antichi padri!

Quando la verità diventa una sotto-specie di democrazia (digitale)

Meta ha deciso di rivoluzionare il modo in cui si combatte la disinformazione sulle sue piattaforme, come Facebook, Instagram e Threads.
Addio al fact-checking gestito da esperti esterni, benvenuto al nuovo sistema “Community Notes”.
In pratica, saranno gli utenti a segnalare e correggere i post potenzialmente fuorvianti. Sì, avete capito bene: il futuro della verità online è nelle mani della “comunità”. E chi non si fida della saggezza popolare?
In fondo, come dicevano gli antichi padri “Vox populi, vox Dei

La rivoluzione secondo Meta

Immaginate di essere a una cena di famiglia.
Uno zio sostiene che gli alieni hanno costruito le piramidi, mentre vostra cugina vi giura che le vitamine si trovano solo nelle carote viola.
Con il nuovo sistema di Meta, questi scambi illuminanti saranno il modello da seguire per risolvere il problema della disinformazione online.
Basta con i noiosi fact-checker professionisti, con gli sterili algoritmimi che scansionano il web! La comunità è pronta a fare il suo lavoro.

Chi controlla il controllore?

“Community Notes” funziona così: gli utenti segnalano un contenuto dubbio e aggiungono contesto per correggerlo.
Ma attenzione!
Per evitare derive di parte, Meta richiede che ci sia consenso tra persone con prospettive diverse. In altre parole, una sorta di giuria popolare digitale. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma chi assicura che i più rumorosi non vincano sempre?
Risposta breve: nessuno.
Risposta lunga: ci vuole fede nella saggezza collettiva.
Oppure, come direbbe zia Lina, “Se l’hanno detto in tanti, sarà vero”.
Ma, ancora una volta, ricorriamo agli antichi padri: “Quis custodiet ipsos custodes? (Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?)”

Le conseguenze: dal caos al divertimento

Con un sistema simile, è facile immaginare scenari esilaranti. Qualche esempio?

  • Il cioccolato fondente cura il raffreddore”: votato a maggioranza dalla comunità dei golosi (Incluso il sottoscritto).
  • La Terra è piatta nei weekend“: teoria appoggiata da chi viaggia solo in auto e la usa solo nei fine settimana per andare a pranzo dai parenti.
  • Il ghiaccio non esiste“: è un’invenzione delle multinazionali dell’acqua che vogliono costringerci a aumentare i loro profitti.

Tra fake news e disinformazione, c’è spazio per un’ondata di creatività collettiva. Il problema è che, ogni tanto, qualcuno potrebbe prenderla sul serio.

Il lato serio della faccenda

Ironia a parte, il cambiamento di Meta apre una riflessione importante: quanto possiamo davvero affidarci alla comunità per discernere la verità? Certo, è bello pensare che tutti possano contribuire, ma la realtà è più complessa.
La disinformazione è spesso più affascinante della verità, e una folla senza una guida può finire per amplificarla invece di ridurla.

Conclusione

Affidare il fact-checking alla comunità è un po’ come chiedere a un gruppo di sconosciuti di risolvere un giallo senza un detective: un gioco divertente e intrigante, quando resta un gioco. Rischioso e pericoloso se pretendiamo di usarlo nella realtà.
Se funzionerà, potrebbe essere un modello rivoluzionario.
Se fallirà, beh, potremo sempre tornare ai professionisti.
Nel frattempo, meglio tenere le antenne alzate.
Perché, come dice zia Lina, “Non tutto quello che leggi online è vero. Tranne quello che condivido io”.
E ricordando sempre la frase di Anassagora: “Amicus Plato, sed magis amica veritas (mi è amico Platone, ma mi è più amica la verità!)”